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Agnese Pellegrini a Franco Abruzzo: “Da qualche settimana, una nota organizzazione internazionale diffonde sulle televisioni il proprio invito a donare soldi per progetti di sostentamento ai bambini africani. È giusto estorcere denaro facendo leva sul pietismo e calpestando la dignità di chi soffre? Esiste un limite?”.
17.1.2015. Caro Franco, vorrei proporre a te e ai tuoi lettori una riflessione, premettendo prima di tutto che le mie non sono osservazioni “professionali”, ma personali. Noi giornalisti abbiamo il codice etico, le varie carte e una serie di saggi insegnamenti che ci spronano – giustamente – a tutelare i bambini, prima di tutto, ma anche gli anziani, i malati e tutti coloro che vivono una condizione di disagio. Mi sembra che questo sia un dovere umano, prima che professionale. Ma queste stesse regole esistono anche nelle cosiddette “pubblicità progresso”?
Mi spiego. Da qualche settimana, una nota organizzazione internazionale diffonde sulle televisioni il proprio invito a donare soldi per progetti di sostentamento ai bambini africani. Un’iniziativa lodevole, assolutamente. Trovo però che la solidarietà debba essere uno stile di vita che va insegnato, non un qualcosa da esigere attraverso uno sterile e fastidioso pietismo, che fa leva sui sensi di colpa e non sull’educazione personale. In questa pubblicità, vengono fatti vedere bambini che stanno per morire, alcuni già con le mosche sul viso, piangenti, dolenti, affamati. È giusto estorcere denaro facendo leva sul pietismo e calpestando la dignità di chi soffre? Oppure, soltanto perché si tratta di un bambino africano, allora è possibile mostrarlo in video in tutto il suo squallore? Davvero pur di avere pochi spiccioli si è disposti a calpestare così la dignità di una persona?
Certo, una pubblicità che insegna il valore della solidarietà facendo leva sull’intelligenza e non sul pietismo potrà interessare poche persone. E, quindi, raccogliere meno soldi. Ma davvero il fine giustifica i mezzi? Davvero si può usare l’immagine e il dolore di poveri bambini per guadagnare?
Io non so se esistano leggi in materia. So però che non ci può essere nessun motivo per calpestare la dignità di un bambino. Neppure quello di aiutarlo a sopravvivere (e, bene inteso, i nostri spiccioli sicuramente possono dare un pasto a “quel” bambino, ma non risolveranno la situazione di un continente per il quale occorrono risposte politiche, e non elemosina).
Agnese Pellegrini
giornalista professionista