
ROYAL MONACO WEB MAGAZINE
Occhio del Novecento
E' un viaggio suggestivo nel periodo di massimo splendore della città partenopea attraverso la prosa e la poesia
di autori quali Viviani, Salvatore di Giacomo e il grande Eduardo.
Lo spettacolo Occhio del Novecento scritto per me da Antonio Marotta, erede del
famoso Marotta dei primi del Novecento, nasce da un grande amore e da una consapevolezza: il grande momento della Napoli dei primi del
Novecento.
Attraverso i suoi tre autori più rappresentativi, Eduardo -Viviani e Di Giacomo, ho
potuto viaggiare attraverso l'anima di una capitale, quale era Napoli, che, pur partendo da un'oggettiva miseria sociale, non viveva mai
una miseria umana, in cui la povertà dei tanti riusciva a cantare canzoni
appassionate,recitare versi struggenti e perché no, a divertirsi creando un genere
rimasto inimitabile: la macchietta.
Il fulcro di tutto il recital e' l'anima, sempre melanconica anche tra le più sonore risate, un'anima che cerca redenzione attraverso le parole, la musica, un impossibile
riscatto sociale. L'allegria e la tristezza non sono mai totali, hanno sempre un po' l'una dell'altra , le riflessioni di una borghesia
disincantata verso il potere e le speranze di un futuro migliore, si cibano di amore disperato, cantato a mandolinata sotto una finestrella a Marechiaro o attraverso i mestieri piu' umili. E'
una borghesia pezzara, ma sempre piena di albagia, che guarda con disdegno uno spazzino o come lo chiama Viviani, uno scupatore,
senza pensare che e' figlia della stessa madre ed e' solo un altro verso della stessa medaglia.
La musica e' fondamentale in questo recital. Attraverso la toccante chitarra del maestro Paolo Molinari, il mandolino ammiccante di Angelo Cerrato e il violino struggente di
Tommaso Immediata, con la splendida voce di Gaia Bassi, passando per le naturali doti di chanteuse di Antonia Avallone. E' tutto
un ripercorrere la memoria di un tempo rimpianto che, pur passato, e' rimasto nel cuore e nelle orecchie di chi ama la vera Napoli.
Non ci sono messaggi da lanciare in questo spettacolo, lo stesso non si prefigge intenti didascalici ed evocativi, il mio intento e' solo quello di far conoscere ai piu' una
Napoli passata, ma che di questo passato ha fatto la propria bandiera per il futuro. Il tutto senza illudersi in un cambiamento. Napoli,
la storia e gli uomini non cambiano, ma non costa nulla sognare ed evocare un ricordo
nostalgico.
Vanni Avallone